In queste claustrofobiche serate di metà dicembre,avvolte da una nebbia che si taglia col coltello,chiusi nelle nostre accoglientissime case,confortati dal calore dei termosifoni mentre fuori il freddo (si fa per dire..) imperversa,accendiamo finalmente con piacere il nostro impiantino audio a valvole.
E allora la mente va a ritroso nel tempo per scegliere i titoli e gli album che più si addicono a queste condizioni particolari.
Quello che vi consiglio,e che mi ha deliziato in questi giorni, è un disco particolare,di un gruppo particolare,che all’epoca passo’ in sordina,se non fosse per essere stato una costola dell’assai prolifico mr. Robert Wyatt e che oggi risulta particolarmente ricercato,specialmente nella versione originale in vinile.
La musica di Hatfield and the North,confessiamolo,non è di facile ascolto.
Bisogna calarsi nella cultura e nei movimenti underground dei primi anni ’70 per comprenderla,in quel mondo di utopie e di mentalità free che l’hanno caratterizzata e che mai riusciremo a ripetere.
Potremmo definirla,come nella più classica delle definizioni,la scuola di Canterbury.
L’organico del gruppo si replico’ nel DNA di altri gruppi,altrettanto celeberrimi,quali Caravan,Gong,Soft Machine,National Health e molti altri..ma è l’atmosfera che conta.
Quella stessa atmosfera che si respira nei dischi di McDonald e Giles (i cromosomi del Re Cremisi),Henry Cow,Wyatt..e che racchiudono gli stilemi del prog.
Queste magìe le ritroviamo negli unici due album,uno più bello dell’altro:
quello omonimo ed il successivo The Rotters' Club,del ’75.
Se vi capita,durante queste bellissime giornate che precedono le festività natalizie,prestate un orecchio a queste splendide opere.
I tempi sono cambiati,ma questa musica,una musica che ha fatto scuola,è sempre piacevolmente onirica,soprattutto al buio,quando i contorni e le forme degli oggetti sono illuminati solo dal riflesso affascinante e coinvolgente delle valvole.
Buoni ascolti.
Liz
E allora la mente va a ritroso nel tempo per scegliere i titoli e gli album che più si addicono a queste condizioni particolari.
Quello che vi consiglio,e che mi ha deliziato in questi giorni, è un disco particolare,di un gruppo particolare,che all’epoca passo’ in sordina,se non fosse per essere stato una costola dell’assai prolifico mr. Robert Wyatt e che oggi risulta particolarmente ricercato,specialmente nella versione originale in vinile.
La musica di Hatfield and the North,confessiamolo,non è di facile ascolto.
Bisogna calarsi nella cultura e nei movimenti underground dei primi anni ’70 per comprenderla,in quel mondo di utopie e di mentalità free che l’hanno caratterizzata e che mai riusciremo a ripetere.
Potremmo definirla,come nella più classica delle definizioni,la scuola di Canterbury.
L’organico del gruppo si replico’ nel DNA di altri gruppi,altrettanto celeberrimi,quali Caravan,Gong,Soft Machine,National Health e molti altri..ma è l’atmosfera che conta.
Quella stessa atmosfera che si respira nei dischi di McDonald e Giles (i cromosomi del Re Cremisi),Henry Cow,Wyatt..e che racchiudono gli stilemi del prog.
Queste magìe le ritroviamo negli unici due album,uno più bello dell’altro:
quello omonimo ed il successivo The Rotters' Club,del ’75.
Se vi capita,durante queste bellissime giornate che precedono le festività natalizie,prestate un orecchio a queste splendide opere.
I tempi sono cambiati,ma questa musica,una musica che ha fatto scuola,è sempre piacevolmente onirica,soprattutto al buio,quando i contorni e le forme degli oggetti sono illuminati solo dal riflesso affascinante e coinvolgente delle valvole.
Buoni ascolti.
Liz