Franz Schubert - Die Winterreise (Viaggio d’Inverno), testi di Wilhelm Muller)
So che il genere “lied” piace a pochissimi, perlomeno nella nostra cultura mediterranea, complice anche la lingua ostica. Ma vi è una tradizione di area germanica della canzone da salotto, il lied appunto, frequentata da interpreti straordinari, come vi sono musiche straordinarie sul genere (Autori oltre che Schubert, Beethoven, Wolff, Brahms, mica cotiche). Mi sono appassionato al genere per puro caso, mia madre, che era cantante lirica, me li cantava come ninnananna fin da piccolo e già in tenera età me ne sono innamorato.
Tra tutti i Lieder i più inquietanti sono quelli di Schubert, ed in particolare Die Winterreise.
Un po’ di storia, che aiuta a capire lo spirito cupo e tragico di questo ciclo di 24 lieder. Composti nel nel 1823, quindi un solo anno prima della morte del compositore, quando aveva già saputo di essere affetto da sifilide e che ormai la sua sorte era segnata a breve. Il testo, essenziale per comprendere il lied, narra di un amante abbandonato e deluso il quale, consumato dal dolore, inizia una lunga peregrinazione. II viaggio fuori stagione - il terreno è ricoperto di neve e i fiumi sono congelati - lo conduce attraverso scene di gioie passate, quindi fuori della città, passando per la capanna di un carbonaio, e raggiungendo come destinazione finale il cimitero. II linguaggio figurato delle poesie - inverno, gelo, tombe e metafore simili - rende chiaro che si tratta di un viaggio simbolico: il poeta desidera soltanto la morte, sebbene quest’ultima lo schernisca rifiutandosi continuamente di presentarsi.
Lo stesso Schubert pare chiamasse Die Winterreise “ciclo di Lieder terrificanti”, ed infatti quando li fece ascoltare ai suoi amici (ovviamente in un salotto), non piacquero: d’altro canto è il destino di Schubert, gran parte delle sue composizioni sono pubblicate postume e l’apprezzamento molto dopo. Ma questi Lieder sono veramente terrificanti: una discesa inesorabile verso l’abisso. La presenza vivente nel ciclo è quasi assente, solo in due del 24 Lieder compare una cornacchia a metà del cammino ed il suonatore di organetto, che suona il suo strumento anche se nessuno lo ascolta
Tutto il ciclo è intriso di pessimismo, profondo, quasi tendente al suicidio, agognante la pace eterna, come probabilmente era lo spirito di Schubert nell’ultimo periodo della sua vita. Penso che poche composizioni di Schubert come i Lieder possano rappresentare la realtà di questo grande compositore.
Una caratteristica dell'esecuzione: non esiste prevalenza tra voce e pianoforte, hanno entrambi una loro liena interpretativa che va integrata
Consigli per gli acquisti:
Il grande maestro del Lied tedesco è senza dubbio Dietrich Fischer-Diskau, di cui esistono due monumentali edizioni, una con Moore al piano e l’altra con Barenboim. Storicamente l’interpretazione di Anders, grande liderista, è di grande valore, come pure Gerald Finley con accompagnatore Drake, per tornare a qualcosa di recente. Bellissima l'edizione Pears-Britten e particolarissima quella Kollo-Pohl, con un Gute Nacht cantato a velocità supersonica. Menzione speciale per l'edizione Richter-Schreier, tenore troppo prematuramente scomparso. Tra le voci femminili l'edizione Ludwig-Levine.
Qua sotto metto una schermata delle copertine delle edizioni che ho, tutte con qualcosa da dire, cantate sia da baritono e basso che da tenore e da soprano. Solo per dare un’idea della sterminata mole delle edizioni in commercio.
Buoni ascolti (almeno provateci a fare un tentativo!).
So che il genere “lied” piace a pochissimi, perlomeno nella nostra cultura mediterranea, complice anche la lingua ostica. Ma vi è una tradizione di area germanica della canzone da salotto, il lied appunto, frequentata da interpreti straordinari, come vi sono musiche straordinarie sul genere (Autori oltre che Schubert, Beethoven, Wolff, Brahms, mica cotiche). Mi sono appassionato al genere per puro caso, mia madre, che era cantante lirica, me li cantava come ninnananna fin da piccolo e già in tenera età me ne sono innamorato.
Tra tutti i Lieder i più inquietanti sono quelli di Schubert, ed in particolare Die Winterreise.
Un po’ di storia, che aiuta a capire lo spirito cupo e tragico di questo ciclo di 24 lieder. Composti nel nel 1823, quindi un solo anno prima della morte del compositore, quando aveva già saputo di essere affetto da sifilide e che ormai la sua sorte era segnata a breve. Il testo, essenziale per comprendere il lied, narra di un amante abbandonato e deluso il quale, consumato dal dolore, inizia una lunga peregrinazione. II viaggio fuori stagione - il terreno è ricoperto di neve e i fiumi sono congelati - lo conduce attraverso scene di gioie passate, quindi fuori della città, passando per la capanna di un carbonaio, e raggiungendo come destinazione finale il cimitero. II linguaggio figurato delle poesie - inverno, gelo, tombe e metafore simili - rende chiaro che si tratta di un viaggio simbolico: il poeta desidera soltanto la morte, sebbene quest’ultima lo schernisca rifiutandosi continuamente di presentarsi.
Lo stesso Schubert pare chiamasse Die Winterreise “ciclo di Lieder terrificanti”, ed infatti quando li fece ascoltare ai suoi amici (ovviamente in un salotto), non piacquero: d’altro canto è il destino di Schubert, gran parte delle sue composizioni sono pubblicate postume e l’apprezzamento molto dopo. Ma questi Lieder sono veramente terrificanti: una discesa inesorabile verso l’abisso. La presenza vivente nel ciclo è quasi assente, solo in due del 24 Lieder compare una cornacchia a metà del cammino ed il suonatore di organetto, che suona il suo strumento anche se nessuno lo ascolta
Tutto il ciclo è intriso di pessimismo, profondo, quasi tendente al suicidio, agognante la pace eterna, come probabilmente era lo spirito di Schubert nell’ultimo periodo della sua vita. Penso che poche composizioni di Schubert come i Lieder possano rappresentare la realtà di questo grande compositore.
Una caratteristica dell'esecuzione: non esiste prevalenza tra voce e pianoforte, hanno entrambi una loro liena interpretativa che va integrata
Consigli per gli acquisti:
Il grande maestro del Lied tedesco è senza dubbio Dietrich Fischer-Diskau, di cui esistono due monumentali edizioni, una con Moore al piano e l’altra con Barenboim. Storicamente l’interpretazione di Anders, grande liderista, è di grande valore, come pure Gerald Finley con accompagnatore Drake, per tornare a qualcosa di recente. Bellissima l'edizione Pears-Britten e particolarissima quella Kollo-Pohl, con un Gute Nacht cantato a velocità supersonica. Menzione speciale per l'edizione Richter-Schreier, tenore troppo prematuramente scomparso. Tra le voci femminili l'edizione Ludwig-Levine.
Qua sotto metto una schermata delle copertine delle edizioni che ho, tutte con qualcosa da dire, cantate sia da baritono e basso che da tenore e da soprano. Solo per dare un’idea della sterminata mole delle edizioni in commercio.
Buoni ascolti (almeno provateci a fare un tentativo!).