Riporto da Ondarock:
Nel 1997, dopo anni di svariate collaborazioni, Pat Metheny e Charlie Haden, uniti dalla stessa terra d’origine, decidono di dar vita ad un disco di memorie e nostalgie, la cui paternità è ascrivibile interamente ad entrambi i musicisti, poiché entrambi contribuiscono in egual misura, con la loro sensibilità e professionalità, a farne un piccolo capolavoro. L’idea iniziale prevedeva esclusivamente un disco acustico, senza ulteriori interventi; in corso d’opera però gli spazi vuoti lasciati dalle melodie vennero riempiti con piccole aggiunte in studio, semplici accordi d’organo, elementari ritmi percussivi, o registrazioni successive di altre chitarre, suonate sempre da Pat Metheny.
Filo conduttore dell’intero disco è la semplicità. Non solo i momenti improvvisativi, ma la stessa struttura compositiva dei singoli brani è minimale, e tutto ciò non può che portare in primo piano le note, la musica, il genio dei due musicisti americani. Il virtuosismo gratuito e lezioso è messo da parte per dare spazio alla cura nella scelta delle note, per esaltare i vuoti che intercorrono tra un fraseggio di chitarra e un passaggio di contrabbasso. I brani evocano un senso di pace e rilassatezza, hanno un potere artistico enorme, direi quasi terapeutico: chiunque, ammaliato da queste note, si riappacifica con il mondo. Tutto è modellato intorno alla dolcezza, una dolcezza malinconica: quella del cuore del musicista, che guarda indietro, ripescando musiche della sua infanzia, negli sterminati spazi del mid west.
Il contrabasso di Charlie Haden, con il suo suono pastoso, caldo e avvolgente, assicura, pur riservandosi ottimi spazi improvvisativi, un tappeto ideale per gli slanci improvvisativi del compagno. Troviamo qui un Pat Metheny in gran forma: la cantabilità delle sue frasi, il ben noto lirismo che lo ha reso celebre anche ai meno jazzofili, unito ad una grandissima intensità emotiva, fanno delle improvvisazioni di questo disco una vetta compositiva raramente raggiunta altrove.
A differenza di altri dischi Metheny abbandona ogni armamento elettrico ed elettronico per concentrarsi maggiormente sugli strumenti acustici, privilegiando la limpidezza e la trasparenza del suono. Nelle sue frasi e semi-frasi c’è sempre un rapporto di domanda-risposta, che discende chiaramente dal maestro Jim Hall: è proprio questo continuo dialogo tra le varie parti del solo che rende l’improvvisazione metheniana così accattivante ed equilibriata, con la sua incredibile capacità di catturare l’ascoltatore e di cullarlo e condurlo alla fine del solo, senza mai scadere in una semplice “melodicità” zuccherosa, come accade spesso ai suoi troppi imitatori.
Un disco per sognare, per sedersi comodamente, dimenticare i frastuoni del mondo. Un disco che ci ricorda di godere appieno dell’arte, della musica e della vita. I pensieri sono liberi di giostrare tra le note di questo capolavoro, amorevolmente sorvegliati dall’immenso cielo del Missouri negli sterminati spazi del Mid-West. Se Dio esiste, un occhio benevolo lo ha gettato anche tra queste tracce.