Una delle conseguenze meno avvertite e più catastrofiche della rivoluzione Internet in campo musicale è la virtuale morte dell’ Hi-Fi, del cosiddetto suono ad alta fedeltà, ovvero della riproduzione della fonte sonora nella maniera quanto più lineare e corretta possibile, senza tagliare o esaltare questa o quella banda di frequenza, senza distorsioni, senza fruscii. Il problema non è tanto nella diffusione sempre crescente dell’mp3 e degli altri formati audio compressi (che, se ben gestiti, consentono comunque una resa fonica perlomeno accettabile), quanto nella progressiva scomparsa degli impianti stereo dedicati. Se un tempo nella stanza dell’adolescente medio il posto d’onore era riservato al gruppo amplificatore/lettore CD/sintonizzatore/casse acustiche, al giorno d’oggi è il computer ad occupare il centro dello spazio, un computer sempre meno “calcolatore” in senso classico e sempre più interfaccia con la rete e le sue infinite possibilità ludiche. La nuova frontiera del PC è fatta di modelli che potremmo definire “da salotto”, destinati quasi unicamente a gestire la triade musica-immagini-videogame, sia attraverso i DVD che con il tramite del web, da collegare direttamente alla TV ed a sistemi di casse di tipo surround. Tutto OK, se non fosse per il fatto che lo scopo di questi sistemi è fornire un divertimento integrato, non l’alta fedeltà del suono. Peggio ancora: molti, moltissimi hanno ormai rinunciato all’impianto stereo tradizionale ed ascoltano musica attraverso le casse autoamplificate collegate alla scheda audio del PC, ottenendo una resa sonora che definire modesta è sicuramente eufemistico. Trovare un buon amplificatore, un buon lettore CD, un buon paio di casse sta diventando sempre più difficile; e sempre più difficile diventerà con il passare del tempo, dato che il mercato è ormai orientato verso prodotti multimediali anziché dedicati e specializzati com’era solo fino ad una decina di anni fa. Naturalmente ci si può rivolgere a quei modelli che una volta si chiamavano “esoterici”, la fascia più alta e sofisticata del mercato. Ma anche questa ha subito una contrazione significativa, ed è divenuta ormai riserva di una modestissima élite danarosa di clienti fissi, dato che i prezzi hanno avuto un’impennata incontrollabile ed ingiustificabile, ed oggi un paio di casse di alto livello può costare anche cinque o sei volte il prezzo di un modello di qualità equivalente di un decennio fa (e parliamo di roba dai quindici, ventimila euro in su). Insomma, il declino riguarda l’offerta per l’utente medio, che non può permettersi spese pazzesche ma chiede comunque qualità nella riproduzione della musica. E di questi utenti pare ce ne siano sempre meno.
D'accordo: la cultura dell’ Hi-Fi è per la massima parte un mito; il mercato, prima dell’introduzione del CD, viveva sopratutto di cassette analogiche, il supporto con la resa sonora più bassa in assoluto. L’ascoltatore medio chiede solo di sentirsi rintronare nelle orecchie la canzonetta del momento e chissenefrega se gli acuti sono distorti e le frequenze più basse vengono tagliate. Ma c’è anche una tutt’altro che trascurabile quantità di persone le quali vorrebbero poter ascoltare musica nel modo migliore possibile, compatibilmente con il proprio portafogli, e per questa relativa minoranza si preparano tempi bui.
Ma c’è una minaccia ancora più subdola in agguato, una minaccia che si fa sempre più concreta e di cui si colgono le avvisaglie con allarmante chiarezza. Di fronte ad un panorama dominato da casse autoamplificate gracchianti e iPod da usufruire con microscopici auricolari che fanno suonare i bassi come se venissero emessi da corde da bucato inchiodate ad assi di plastica, gli ingegneri del suono ed i produttori stanno semplicemente tirando i remi in barca: perché farsi in quattro per ottenere un bel suono quando nessuno o quasi dispone di apparecchi in grado di riprodurlo? Che senso ha registrare bassi ricchi ed acuti cristallini quando poi il tutto dovrà essere codificato in mp3 per il download nei nuovi siti a pagamento, e tutto o quasi lo spettro sonoro verrà spianato e compresso in omaggio agli studi di psicoacustica (fatti probabilmente su persone che avevano un gran bisogno di una confezione gigante di Cotton Fioc o che si trovavano al limite della sordità) ed alle dimensioni quanto più possibile ridotte del file? In sostanza: perché offrire la qualità quando nessuno la chiede o ha la possibilità di goderla? Ed ecco che il suono dei CD si fa sempre meno spettacolare, sopratutto se paragonato a quello degli anni ’80 e dei primi ’90. Ditemi in quanti dischi di musica rock odierna (non necessariamente AOR) trovate quella corposità, quel colore, quella pienezza del sound che caratterizzava la musica dei Giant, per esempio. In tante produzioni, anche importanti e prestigiose, non c’è, e basta. E pochissimi se ne accorgono, perché i più non hanno i mezzi tecnici per accorgersene. E forse, anche se se ne rendessero conto, gliene fregherebbe poco o niente.
Secondo me dice cose molto vere!