Ho avuto ieri sera, ospite di un amico, l' occasione di ascoltare la Stax Omega, comprata dieci anni fa, amplificata dal suo amplificatore valvolare di serie, collegato ad un lettore Naim con amplificazione maggiorata. Lettore e amplificatore dedicato erano stati fatti scaldare per un paio d' ore. L' ascolto non è durato a lungo, i 25 minuti necessari per la nona sinfonia di Schostakovic, nella direzione di Giergev.
Era la prima volta che ascoltavo un trasduttore elettrostatico e la brevità dell' esperienza mi fa esprimere con la dovuta umiltà, anche se non credo avrei cambiato opinione in occasione di ascolti ripetuti.
Nulla delle eccelse virtù magnificate in anni di letture sulla Omega ha trovato riscontro, a cominciare dalla fattura delle cuffie, molto meno appagante e lussuosa di quanto sterminati resosconti avevano lasciato immaginare.
I primi difetti si sono rivelati i meno peccaminosi. La Omega mi è sembrata scandalosamente centrata sul medio, con taglio precoce e feroce dell' estensione in frequenza sia in alto che in basso. Ne conseguono violini irreali, che potrebbero essere definiti dolci solo da chi non avverta come la mancanza di armonici di ordine superiore impoverisca il suono, resecandolo in una essenzialità priva di bagliore e calore.
Flebile e floscia la restituzione degli strumenti percussivi, a cominciare dalla mortificazione del pianoforte, con esiti di amaro umorismo per timpani e tamburo.
In realtà, la pessima rivelazione della gamma bassa mi ha indotto a porre attenzione a difetti più ferini della pur inaccettabile limitazione della banda passante, tanto più per un trasduttore di quel lustro e di quel costo.
L' Omega manca di senso del ritmo. Non solo è piatta, con un ristretto range dinamico, ma è avvizzita, costantemente priva di quel senso dello scarto temporale che rende viva e mossa, cangiante e variopinta la riproduzione musicale. Tutto suona motono, privo di coesione: pur essendo molto meno dettagliata della HD800, gli strumenti sembrano suonare in parallelo, ognuno vicino all' altro, ma senza formare un discorso musicale coerente.
Altro peccato mortale: i suoni non decadono mai, proseguendo in un rantolo fioco e gorgogliante, che rende indiscernibili i connotati di ciascuno strumento, senza tuttavia nemmeno amalgamarli in un sunto musicale indistinto, ma affascinante, come accadeva con la Sennheiser HD430.
E' questa sorta di strascicamento sonoro, questo ostinato rifiuto di estinzione, a rendere confusa e faticosa la connotazione dei tratti del tessuto musicale, che si presenta sfilacciato e arruffato.
Suono piantato al centro del cranio, tridimensionalità inesistente.
Passati i fasti dell ' antico fulgore, sono curioso di capire, a partire dall' esperienza dei più impegnati tra voi nel mondo elettrostatico, se il mio ascolto sfortunato presenti caratteristiche demoniache e irripetibili o vada rischiarato all' interno di una puntualizzazione non più differibile su un mito del passato.
Era la prima volta che ascoltavo un trasduttore elettrostatico e la brevità dell' esperienza mi fa esprimere con la dovuta umiltà, anche se non credo avrei cambiato opinione in occasione di ascolti ripetuti.
Nulla delle eccelse virtù magnificate in anni di letture sulla Omega ha trovato riscontro, a cominciare dalla fattura delle cuffie, molto meno appagante e lussuosa di quanto sterminati resosconti avevano lasciato immaginare.
I primi difetti si sono rivelati i meno peccaminosi. La Omega mi è sembrata scandalosamente centrata sul medio, con taglio precoce e feroce dell' estensione in frequenza sia in alto che in basso. Ne conseguono violini irreali, che potrebbero essere definiti dolci solo da chi non avverta come la mancanza di armonici di ordine superiore impoverisca il suono, resecandolo in una essenzialità priva di bagliore e calore.
Flebile e floscia la restituzione degli strumenti percussivi, a cominciare dalla mortificazione del pianoforte, con esiti di amaro umorismo per timpani e tamburo.
In realtà, la pessima rivelazione della gamma bassa mi ha indotto a porre attenzione a difetti più ferini della pur inaccettabile limitazione della banda passante, tanto più per un trasduttore di quel lustro e di quel costo.
L' Omega manca di senso del ritmo. Non solo è piatta, con un ristretto range dinamico, ma è avvizzita, costantemente priva di quel senso dello scarto temporale che rende viva e mossa, cangiante e variopinta la riproduzione musicale. Tutto suona motono, privo di coesione: pur essendo molto meno dettagliata della HD800, gli strumenti sembrano suonare in parallelo, ognuno vicino all' altro, ma senza formare un discorso musicale coerente.
Altro peccato mortale: i suoni non decadono mai, proseguendo in un rantolo fioco e gorgogliante, che rende indiscernibili i connotati di ciascuno strumento, senza tuttavia nemmeno amalgamarli in un sunto musicale indistinto, ma affascinante, come accadeva con la Sennheiser HD430.
E' questa sorta di strascicamento sonoro, questo ostinato rifiuto di estinzione, a rendere confusa e faticosa la connotazione dei tratti del tessuto musicale, che si presenta sfilacciato e arruffato.
Suono piantato al centro del cranio, tridimensionalità inesistente.
Passati i fasti dell ' antico fulgore, sono curioso di capire, a partire dall' esperienza dei più impegnati tra voi nel mondo elettrostatico, se il mio ascolto sfortunato presenti caratteristiche demoniache e irripetibili o vada rischiarato all' interno di una puntualizzazione non più differibile su un mito del passato.