ema49 ha scritto:L'altra interpretazione che amo (un po' meno..) è quella di Koopman:
Però..Dantone, consigliato da Vito, comincia ad intrigarmi..
Ciao a tutti! Ritorno rinfrancato al forum dopo il soggiorno ischitano, anche se il tempo è stato non proprio ideale (una piccola tintarella sono però comunque riuscito a prenderla, e tanto basta!).
Leggo con molto piacere questo commento di Emanuele! Vorrei dire brevemente (e un pò semplicisticamente, anche per essere comprensibile agli occhi di chi è meno esperto in ambito musicale) come la penso in merito.
La produzione di J. S. Bach è spaventosa per varietà, ricchezza, linguaggi. Si può dire che mai nella storia della musica un compositore è stato così vario, in tal modo sempre uguale a sé stesso e sempre - linguisticamente, compositivamente - diverso da sé stesso. Cimentandosi praticamente in ogni genere musicale. Escluso l'opera, ma non escluse arie isolate per vari registri vocali.
Di grande importanza e rilievo è la musica sacra di questa produzione, inutile dirlo. E poi non irrilevante è la musica speculativa (
Clavicembalo ben temperato, Arte della fuga). Esiste però anche musica composta per le corti (tutta la splendida musica composta per Koten) ed anche musica del tutto "laica" e di varissima espressione (comica, lirica, giocosa, intrattenitiva).
Ebbene, la mia impressione è che il peso della produzione sacra di Bach e la rilevanza della produzione speculativa abbiano in qualche modo condizionato l'interpretazione anche di tutte le opere che non sono né di carattere sacro né di carattere speculativo. Quindi spesso abbiamo interpretazioni delle Goldberg - ritornando alla questione e per fare un esempio - che sono o quasi sacrali (mi viene in mente la Turek, sopra tutte) o quasi speculative, nel senso che tendono a mettere in rilievo soprattutto l'intellegibilità della struttura e del testo (Leonhardt, van Asperen, ecc.).
IL fatto che le Goldberg reggano queste linee interpretative - diciamo così - sacrali o speculative, secondo me però non esaurisce il discorso interpretativo. Possono esistere altre Goldberg? A mio parere si, e Dantone costituisce la terza possibile chiave di lettura interpretativa. Laica, gioiosa, condizionata dalle esperienze musicali e dalla libertà testuale italiane dell'epoca, teatrale, fantasiosa. E soprattutto cantabile, lirica, nelle sezioni dell'opera dove Bach è più vicino al melodismo dell'Europa meridionale dell'epoca.
Non so se dico bene, ma spero di farmi intendere anche da chi - come Emanuele - ne sa certo più di me.
Una ventata d'aria fresca sono le Goldberg di Dantone, musica sorridente e leggera, cantante, vitale. Non le uniche Goldberg possibili ma un altro aspetto delle Goldberg rispetto a quello che la tradizione ci ha consegnato. Ed un aspetto altrettanto importante delle Goldberg, altrettanto plausibile di quello tradizionale. Un aspetto che le accomuna ai concerti per tastiera, come ambito esecutivo, senza tradirne però la dimensione privata ed espressiva, ben diversa da quella pubblica del concerto. Ed anche nei concerti per tastiera Dantone è grande interprete bachiano.
Che poi Dantone per queste sue caratteristiche sia meno entusiasmante nelle opere speculative per tastiera di J. S. Bach è altrettanto vero. Ma questo credo nulla tolga alle sue qualità di interprete nel resto.
Per ora mi fermo qui, si risentiamo presto.