archigius ha scritto:....
Avevo una domanda riguardo alla variabilità di interpretazione delle varie sinfonie.
Ad esempio, io sto cominciando ad ascoltare quelle di Mendelssohn ed ho sentito due versioni diverse:
una di Claudio Abbado ed una di Thomas Fey e sto notando enormi differenze fra le due, con la prima che insiste soprattutto sugli archi, mentre la seconda dà più risalto a fiati e percussioni.
Riguardo alle incisioni, quella di Abbado di sente molto meglio, ma questo è un discorso secondario rispetto a quello interpretativo.
Domanda: è normale una così ampia differenza interpretativa fra due incisioni entrambe degli anni 2000?
E come sono considerati questi due maestri fra gli appassionati del genere?
Devo dire che a me piacciono entrambe le interpretazioni, quella soave di Abbado e quella più viscerale di Fey (alla fine sono sempre un rockettaro ).
Spero mi togliate queste curiosità.
Ciao!
Ti dico anche la mia opinione in merito.
Conoscendo Thomas Fey (sta realizzando oltretutto una pregevole integrale delle sinfonie di Haydn) posso risponderti con ragionevole sicurezza sulle differenze che senti rispetto ad Abbado nella sinfonia in questione. Tu stai ascoltando i rappresentanti di due scuole esecutive molto diverse fra loro. Abbado è un direttore di estrazione neoclassica (anche se in questi ultimi anni ha strambato verso l'utilizzo di orchestre di strumenti antichi e accordati all'antica), Fey uno dei più interessanti direttori di scuola filologica attuali.
In primo luogo: nella esecuzione di Fey tu senti con maggior risalto percussioni e fiati perché sicuramente Fey utilizza una orchestra a ranghi ridotti, con un numero d'archi molto più basso delle attuali orchestre sinfoniche. Con orchestre con un numero minore di archi è normale che l'esecuzione metta maggiormente in risalto percussioni e fiati. Fey come altri direttori di scuola filologica tende ad usare organici orchestrali numericamente analoghi a quelli usati nelle orchestre nel periodo di composizione dell'opera, che erano meno numerosi di quelli attuali. E questo vale anche per l'epoca di Mendehlssohn.
Altre differenze tra la scuola "filologica" e quella neoclassica è che la seconda tende all'unitarietà e all'equilibrio, quella filologica alla frammentazione e alla estremizzazione delle dinamiche e delle agogiche. Ecco quindi perché l'esecuzione di Fey può essere considerata più "rock" (si fa per dire) di quella di Abbado. Che è certo splendida, ma ovviamente diversa.
Anche all'interno della scuola filologica o della scuola neoclassica, però, tra direttore e direttore, tra musicista e musicista, si riscontrano differenze esecutive spesso non irrilevanti.
Comunque il bello della musica classica è questo: esiste uno spartito (nel caso di Mendelssohn con indicazioni chiare senza bisogno di ricorrere a qualunque conoscenza di prassi esecutiva d'epoca) ma nonostante le indicazioni date dal compositore la possibilità di varianti è sempre notevole tra un interprete e l'altro. Se bastasse azzeccare le indicazioni di velocità e le indicazioni di dinamica dello spartito per essere un grande direttore, e se le possibilità di scelta e soggettività in merito fossero nulle (cosa che non è), allora la direzione d'orchestra la farebbero i computer ed avremmo una sola esecuzione per ogni opera musicale.
Fortunatamente per noi, non è così.
Ciao