Come suona? Alcune cose le ho già scritte, e sono tutte valide.
Pongo nuovamente in evidenza che la cosa più importante è utilizzare i tip giusti, per noi profani sarebbero i "gommini" che sigillano il condotto acustico della cuffia con l'orecchio. La U18t ha l'esigenza di una chiusura assoluta della camera che si viene a creare col timpano, altrimenti la risposta in frequenza dei bassi sballa parecchio. C'è da dire che non è poi così difficile trovare la misura giusta e anche comoda, ma è per evidenziare quanto sia un fatto critico e decisivo nelle successive valutazioni d'ascolto.
Di per sé, la U18t è piccola e comoda, non c'è alcun problema di calzata o di peso percepito, non ho neppure delle orecchie grandi.
Ho già scritto come sia in realtà una semi-aperta, infatti non si percepisce occlusione o pressione sul timpano, la sensazione è ariosa e di naturalezza di ascolto.
La U18t, nella line-up di 64 Audio, mi pare di poter dire senza tema di smentita sia la più "monitor" e votata alla rigorosa neutralità di risposta in frequenza percepita. Sto parlando con i moduli m15, quelli montati di serie, che sono poi gli stessi incorporati nei modelli che non li hanno intercambiabili, come la Triò e la Fourté.
La curva è dunque piatta, "flat", all'ascolto non si avvertono particolari avvallamenti o picchi tali da poterla descrivere in altra maniera. In basso scende bene in sub-basso, con lo sweep di toni test già i 30 Hz sono avvertibili a un discreto livello ma, complice anche la natura dei driver in balanced armature, è la sezione meno entusiasmante di questo auricolare.
Attenzione, non mi definisco certo un basshead, però adoro quelle cuffie che fanno dell'impatto in basso e della relativa stratificazione una loro bandiera, come la Sony Z1R o la Final D8000.
Se invece parliamo di mantenere un livello controllato e naturale, specie adatto a musica come acustica o classica, la U18t non è differente dalla maggioranza dei modelli equilibrati sul mercato. Però non si può certo definire "warm".
Arrivando ai medi, però, si cambia.... musica. Qui la cuffia inizia davvero a raggiungere livelli molto alti, il suono è bellissimo. Come accennato non ha tonalità calde tale da avere dei medi "spessi" e densi, però non sono neppure esili, e soprattutto sono corretti e ripagano di un bel suono tutti gli strumenti in questo range. Soprattutto in medio-alto, dove forse inizia a fare il suo lavoro il driver TIA, troviamo il punto più spettacolare della U18t. Io pongo sempre molta attenzione alle voci femminili nei registri alti, perché averle in evidenza e "sostanziose", senza che siano sibilanti è un compito improbo. La U18t è forse la miglior cuffia che abbia sentito, assieme alla Sony Z1R, in questo particolare range.
Gli acuti sono estesi e ariosi, limpidi ma non affaticanti.
Il palcoscenico è ampio, soprattutto in larghezza e nell'aria che si percepisce fra gli strumenti. Tuttavia ritengo che le over-ear, che fanno gioco anche sulla percezione data dall'orecchio esterno, riescano a costruire un palcoscenico più tridimensionale in profondità e altezza.
Sto parlando di cuffie top in questo settore, eh, perché il soundstage della U18t sarebbe già devastante rispetto a prodotti nella media.
L'imaging, ovvero la percezione direzionale degli strumenti è anch'essa di livello adeguato alla cuffia, ma non diversa o superiore ad altre flagship over-ear.
La risoluzione invece è pazzesca senza mezzi termini, in gamma medio-alta è forse la cuffia con maggiore definizione e microdettaglio che abbia ascoltato. In bassa frequenza no, come ho accennato le prestazioni in questo spettro di frequenza sono ottime, eccellenti forse, ma non raggiungono quei livelli assoluti.
Devo comunque sottolineare che, forse se non probabilmente, ancora non ho trovato i tip più prestazionali in rapporto alla conformazione del mio orecchio e, appunto, la parte più minata dal cattivo abbinamento è quella in bassa frequenza.
Passando ai moduli m20, la situazione si modifica in modo sottile ma percepibile. Soprattutto i bassi, sotto i 100 Hz, hanno un bel bump che dà una fisicità diversa alla musica, la cuffia non diventa particolarmente più "calda" nei toni, ma certamente acquisisce un corpo maggiore. C'è un trade-off tuttavia, le prestazioni energetiche sono più esaltanti, ma si coprono leggermente le prestazioni "analitiche" in gamma media. Questa variazione non è sufficiente per "sporcare" la cuffia, è talmente esagerata la definizione in medio/alto che rimane sempre eccelsa nel controllo, ma sicuramente è meno iper-tecnica e rigorosa che con l'm15.
A me personalmente, come forse avrete intuito, sta piacendo più con l'm20.
Ovviamente non ho provato il modulo mX (m10), quello più "leggero" in basso, ma francamente penso sia un oggetto totalmente inutile per i miei gusti.
(continua)