Ringrazio coloro che mi danno ancora l'opportunità di contribuire, e di scambiare opinioni e idee.
Audio Technica ATH-AD700X - ATH-AD900X
Nel gennaio del 2013 Audio Technica presenta al CES di Las Vegas una nuova linea composta da quattro cuffie, "progettate per fornire una qualità audio straordinaria agli ascoltatori più esigenti".
I modelli che compongono la linea sono la ATH-AD500X, ATH-AD700X, ATH-AD900X, open back design, e la ATH-A500X, closed back.
All'epoca del lancio, ben 6 anni fa, i prezzi oscillavano dai 299 dollari della AD900X, ai 169 della più economica AD500X, e pure la closed back A500X veniva 169 dollari. Una linea rivolta quindi alla fascia medio/bassa del listino Audio Technica, con lo scopo evidente di sostituire le precedenti AD500, AD700 e AD900 con le nuove molto simili, ma fabbricate in Cina. Lo spostamento della produzione, che prima era in Giappone, evidentemente consentiva margini maggiori in un settore attualmente molto affollato, dove la concorrenza, in quella fascia di prezzo, è molto agguerrita.
La AD700X affiancata alla AD900X
I prezzi attuali sono pressappoco gli stessi, almeno sul mercato europeo. Dal punto di vista tecnico, tutte e quattro le cuffie, compresa quindi la closed back, montano un trasduttore da 53 mm di diametro progettato appositamente. Quindi abbiamo la bellezza di 4 trasduttori diversi, ciascuno con le caratteristiche idonee per il modello in cui va a finire. Se consideriamo che la linea Air di cui fanno parte le open back è composta da altri due modelli di fascia più alta, la AD1000X e la AD2000X, abbiamo in totale 6 trasduttori, ognuno con caratteristiche specifiche.
Questo approccio è ben diverso da quello normalmente adottato da altri costruttori che usano lo stesso driver per diversi modelli, e che si affidano al tuning meccanico della capsula per regolarne le prestazioni. Ci sono vantaggi e svantaggi in tutti e due gli approcci, ma è certamente vero che la fabbricazione di molti driver diversi è più costosa e implica una conoscenza approfondita della tecnologia sottesa ai driver magnetodinamici.
Nella fascia media del mercato non è infrequente imbattersi in modelli diversi di cuffie che si appoggiano ad unico driver per motivi di economia industriale, mentre per i costruttori OEM (ovvero gli assemblatori che rimarchiano le proprie cuffie usando driver di terze parti) si tratta di una strada obbligata, in quanto i costi per la progettazione e la produzione di un driver su specifiche sono molto alti, e non è detto che il risultato sia quello che ci si aspetta, in quanto il comportamento dell'insieme driver-capsula è molto difficile da prevedere se non si hanno strumenti di simulazione molto sofisticati, appannaggio esclusivo dei costruttori più importanti. In questo ambito gioca un ruolo fondamentale l'esperienza di chi progetta, che in tal modo può proporre modelli con caratteristiche precise a costi abbastanza contenuti.
E' un aspetto importante questo, perchè oggi il papabile acquirente di cuffie ha due strade possibili da percorrere: affidarsi ad un costruttore industriale di marchio noto, oppure optare per un prodotto semi-artigianale di costruttori più giovani e meno conosciuti, che di solito propongono oggetti più esclusivi o ricercati ad un costo ben superiore.
In questa disamina cercherò di illustrare le caratteristiche di due modelli della linea Air di Audio Technica, la ATH-AD700X e la ATH-AD900X, due cuffie open back che, per il prezzo a cui sono proposte, ritengo molto interessanti.
Le due cuffie esaminate insieme, perchè sono estremamente simili, sia dal punto di vista della resa sonora, sia dal punto di vista estetico e funzionale. Entrambe le cuffie hanno il padiglione con il retro composto da una griglia metallica, grigia per la AD700X e nera per la AD900X. Preferisco nettamente quella nera, a mio avviso più sobria ed elegante. Dalla griglia traspare l'interno della capsula, e già da una prima occhiata si capisce che il telaio, la conformazione delle resistenze acustiche, il supporto del driver, sono esattamente gli stessi. Anche i pads sono uguali, di tessuto simile ad alcantara e molto soffici, l'archetto con l'esclusivo supporto "3D Wing", e pure il cavo è lo stesso, lungo 3 metri.
Nella foto sopra si vedono bene le due "ali" del sistema 3D Wing. Sono quelle che appoggiano sulla testa e sostengono la cuffia. Hanno una molla che consentirebbe l'adattamento automatico alla conformazione della testa. L'uso del condizionale non è casuale, in quanto tale sistema è ampiamente criticato, e direi giustamente. La forza delle molle non è sufficiente a sostenere la cuffia, che tende quindi a scivolare in basso, appoggiandosi all'unico sostegno disponibile, quello delle orecchie sul padiglione. Anche se ciò non inficia l'utilizzo della cuffia, è comunque una situazione non ottimale, sia perchè i padiglioni non rimangono nella posizione corretta tendendo a scivolare verso il basso, sia perchè non è molto confortevole.
Questo dimostra ancora una volta come una soluzione sulla carta vincente, in pratica si trasformi in un punto debole. E' una delle cose incomprensibili di questa linea di cuffie. Si poteva adottare un normale archetto imbottito, che probabilmente sarebbe stato anche più economico, ma evidentemente hanno preferito mantenere la dicitura sulla scatola di questo fantomatico sistema di auto-regolazione, nonostante l'economicità dell'oggetto non consenta una produzione precisa di tale particolare meccanico.
Un altro punto debole (secondo me pure peggiore) è sempre di tipo ergonomico, e si tratta del fatto che i padiglioni non sono liberi di ruotare verticalmente, ma solo orizzontalmente. Questa limitazione comporta che i pads si allineino correttamente solo se si ha la testa larga il giusto. Chi ha la testa più piccola della media, o di forma ovale, potrebbe avere i pads che toccano la testa solo nella loro parte inferiore.
Del resto, questo è un male necessario per l'adozione del 3D Wing: se i padiglioni non fossero rigidamente fissati all'archetto si amplificherebbe il difetto delle ali di cui ho parlato sopra. Il cavo è un po' rigido, ma non è microfonico, e questo è un punto positivo non da poco. Purtroppo non è sostituibile in quanto è saldato direttamente alla cuffia, e questa è un'altra critica da fare. L'adozione di un connettore per il cavo non avrebbe fatto salire il costo in maniera sostanziale, per cui la scelta di Audio Technica è incomprensibile. E questa è una di quelle situazioni in cui sarei stato felice di poterlo sostituire persino io: il cavo è davvero antipatico, tende a mantenere la forma come se fosse una molla, ed è pure troppo lungo.
Ed ora vediamo come è costruita davvero questa cuffia. Una volta tolti i pads si mette in luce il telaio su cui è fissato il driver con le sue resistenze acustiche (la striscia circolare di carta bianca), e il driver stesso. Si nota che questo non è parallelo al telaio, ma è inclinato di qualche grado. L'inclinazione dei driver è una novità per questa linea di cuffie, e dovrebbe migliorare la sensazione di spazialità della riproduzione. Vedremo quanto questo obiettivo sia stato raggiunto nelle note di ascolto.
Togliere i pads è abbastanza semplice, basta tirare il pad verso l'esterno facendo uscire il bordo elastico dalla scanalatura: un sistema impiegato da quasi la totalità delle cuffie in commercio. Tolto il pad, si vedono quattro viti di fissaggio che tengono il telaio, una volta svitate viene via il tutto con molta facilità.
Girando il telaio si vede la parte retrostante, che poi è quella che traspare dalla griglia quando il telaio è in posizione. E si notano altre 3 viti di fissaggio, per un piccolo frame di plastica argentata che tiene in posizione il driver.
Togliendo solo 7 viti abbiamo smontato per intero il padiglione, una procedura veloce e pulita. Non ci sono collanti, ne' sostanze gommose o smorzanti di altra natura che possano intralciare l'operazione. Davvero esemplare.
A questo punto si può togliere il driver dalla sua sede e persino il cavetto che lo collega è facilmente staccabile dal telaio. L'unica cosa che rimane fissata all'archetto è l'anello di fissaggio del padiglione, ma pure lui può essere facilmente smontato togliendo due viti.
E anche le ali si possono facilmente smontare, tramite una singola vite.
Nella foto sopra, si vede la luce filtrare dalle resistenze acustiche, per dare un'idea della loro permeabilità al suono.
Nel post successivo parleremo delle caratteristiche sonore di queste cuffie.