usvegliu ha scritto:A me è capitato di
innamorarmi al primo ascolto di musica jazz, evidentemente avevo una predisposizione al genere che altri possono aver trovato verso generi diversi, se mi annoio e può sempre capitare, non è per il genere in se ma per quello che l'artista ha "da dire" e/o per "come" lo dice, che può non interessarmi, non arrivarmi o non coinvolgermi emotivamente, per cui di conseguenza mi annoio, come capita con i libri, ce ne sono alcuni che come leggi le prime righe capisci che lo divorerai, altri che ti faranno sudare per arrivare in fondo, se ci arriverai, e può dipendere non solo dalla natura del racconto, ma anche appunto dalla stesura, da come viene raccontato.
In genere è la banalità ad annoiarmi.
Il jazz è musica che può essere pensata, composta, improvvisata e suonata, di pancia, di cuore e di testa.
Per capire e successivamente apprezzare quello che un artista jazz ha da dire, occorre valutare il contesto in cui quella musica è nata, pensiamo agli anni sessanta e ad una metropoli come New York, poi prendiamo un grande artista come Coltrane al culmine di una carriera fulminante creata nel pieno della rivolta e della contestazione del popolo nero americano, pensiamo a Kennedy e a Malcom X al Vietnam e ai fratelli neri in prima linea (per andare a morire i negri andavano bene vero erano americani a tutti gli effetti vero ? ) ecco in questo clima John Coltrane crea le sue opere più impegnative NON possiamo ignorare tutto ciò quando ci accostiamo al suo Jazz, se vogliamo capire, se vogliamo avvicinarci, se vogliamo condividerne emozioni e sentimenti.
Il Jazz nasce dall'anima e ne assume i colori è scuro e triste o colorato e allegro, vivace, malinconico, disperato, sofferto o goduto è come è l'anima di chi lo suona.
Poi mettiamo sul piatto Kind of Blue non è propriamente un suo disco ma a mio parere, qui l'artista è al suo momento più alto e condizionerà Miles stesso il grande Miles alla cui corte tutti speravano di arrivare John si presento con un livello di maturità tale che Miles dovette "dosarsi" per non soccombere la magia che l'enorme John stava donando.
Cerchiamo di percepirne la profondità, l'intensità, l'anima i colori e soddisfiamo la pancia ed il cuore, poi apprezziamo la raffinatezza l'eleganza che l'influenza dei classici amati sia da Bill che da Miles hanno saputo iniettare al Blues di Adderley e Coltrane e appaghiamo la nostra testa.
Se vogliamo giudicare le opere dobbiamo approfondire la conoscenza, dobbiamo accrescere la nostra cultura, poi potremo apprezzarle per ciò che sono grandi opere e veri e propri capolovari, anche se non saremo costretti ad amarli, ma mai e poi mai potranno annoiarci.
Poi non dimenticare che un certo Jazz è stato pensato PROPRIO per non piacere, ma il discorso si fa lungo e vedo già qualcuno sbadigliare
Ciao